Autismo e Attenzione selettiva

Autismo e Attenzione selettiva

Perché mio figlio guarda gli oggetti e non le persone?

Molti genitori che si avvicinano a una possibile diagnosi di autismo riferiscono una sensazione ricorrente: quella di non essere “visti” dal proprio bambino.

Non si tratta solo di un’assenza di sguardo, ma di una differente modalità di prestare attenzione: mentre un bambino a sviluppo tipico si orienta spontaneamente verso il volto dei genitori, le persone autistiche tendono a fissarsi su oggetti o dettagli dell’ambiente.

Attenzione selettiva e autismo: un meccanismo fondamentale

L’attenzione è la nostra bussola interna: ci guida verso gli stimoli rilevanti, ci permette di filtrare ciò che accade intorno e di concentrarci. Ma nell’autismo, questo sistema funziona in modo diverso. I volti, gli sguardi e le espressioni sociali non sono necessariamente gli stimoli più salienti. Spesso lo sono gli oggetti, i pattern ripetitivi, le luci, o dettagli visivi e sonori.

Questa particolare attenzione selettiva è stata osservata in numerosi studi sperimentali. Bambini autistici tendono a preferire stimoli non sociali, come immagini di oggetti, veicoli o strumenti elettronici, rispetto a stimoli sociali come volti o scene relazionali (Sasson et al., 2008; Chevallier et al., 2012).

Un bias attentivo che cambia la relazione

Nel bambino a sviluppo tipico, l’interazione si sviluppa precocemente attraverso il cosiddetto “orientamento sociale”. Guardare negli occhi, seguire lo sguardo dell’altro, imitare un gesto: tutte queste competenze si basano sulla capacità di dirigere l’attenzione verso gli altri esseri umani. Nelle persone autistiche, invece, questo orientamento può essere ridotto o assente, rendendo più difficile lo sviluppo della comunicazione e del legame affettivo con chi si prende cura di loro.

Non significa che non vogliano interagire, ma che lo fanno attraverso una modalità diversa. A volte un bambino autistico mostra affetto indicando un oggetto che ama, piuttosto che cercando il contatto visivo. Comprendere queste differenze è fondamentale per costruire una comunicazione efficace.

Un’eredità familiare?

Alcuni studi suggeriscono che anche i genitori delle persone con autismo potrebbero presentare pattern attentivi simili, con una maggiore attrazione per stimoli non sociali (Baron-Cohen & Hammer, 1997). Si parla in questi casi di fenotipo autistico esteso: tratti lievi che non costituiscono una diagnosi, ma che riflettono una familiarità genetica e cognitiva.

Conoscere questi aspetti aiuta le famiglie a sentirsi meno sole, e a riconoscere che l’autismo non è una frattura nella relazione, ma un modo diverso di viverla.

Perché richiedere una diagnosi di autismo?

Una diagnosi precoce permette di comprendere meglio i comportamenti del bambino e di accedere a strumenti di supporto efficaci. È importante distinguere tra un interesse specifico e un isolamento sociale, tra un comportamento ripetitivo e un bisogno sensoriale. Rivolgersi a un centro specializzato in diagnosi di autismo consente di avere uno sguardo esperto che accompagna la famiglia nella comprensione e nella crescita.

A chi rivolgersi se si sospetta autismo?

Se noti che il tuo bambino non guarda negli occhi, preferisce gli oggetti alle persone o ha interessi ristretti e intensi, può essere utile fare una valutazione psicodiagnostica. Il nostro centro offre un percorso specializzato nella diagnosi di autismo, realizzato da un’équipe esperta e accreditata, che segue le linee guida internazionali.

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FAQ

I disturbi dello spettro autistico (Autism Spectrum Disorder, ASD) sono disturbi del neurosviluppo caratterizzati da difficoltà di interazione sociale e comunicazione, sia verbale che non verbale, che si presentano con comportamenti ripetitivi e interessi ristretti. Leggi il nostro articolo

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