Plusdotazione e Solitudine
Quando il pensiero corre troppo veloce
Chi vive con plusdotazione cognitiva spesso si sente un passo avanti, ma raramente compreso.
A scuola, al lavoro, nelle relazioni quotidiane, le persone plusdotate possono trovarsi in difficoltà non tanto per ciò che non capiscono, quanto per il contrario: capiscono troppo, troppo in fretta, e questo può generare un senso di isolamento profondo.
Pludotazione e solitudine sociale
Le persone plusdotate elaborano informazioni con rapidità e complessità. Questo funzionamento mentale li porta a:
-
percepire sottigliezze che gli altri non notano,
-
cogliere contraddizioni nei discorsi,
-
formulare idee originali in tempi rapidissimi.
Tutto questo può generare distanza emotiva dagli altri: ciò che per la persona plusdotata è evidente, per gli altri può sembrare “strano”, fuori luogo o addirittura destabilizzante. E così, chi è plusdotato può iniziare ad autosilenziare il proprio pensiero, a ridurre l’espressione di sé per “non sentirsi diverso”.
I falsi miti sulla plusdotazione
Uno degli errori più comuni è pensare che la plusdotazione sia solo un vantaggio. In realtà:
-
molte persone plusdotate soffrono di ansia da prestazione,
-
sono soggette a perfezionismo patologico (leggi anche: Perfezionismo, trappola della mente brillante),
-
faticano a mantenere rapporti sociali per mancanza di stimoli reciproci,
-
sono più esposte al rischio di burn-out intellettuale.
Anche l’overthinking (pensiero iper-analitico e continuo) può rendere difficile il riposo mentale, come descritto in Overthinking e neurodivergenza.