Plusdotazione e solitudine

Plusdotazione e Solitudine

Quando il pensiero corre troppo veloce

Chi vive con plusdotazione cognitiva spesso si sente un passo avanti, ma raramente compreso.

A scuola, al lavoro, nelle relazioni quotidiane, le persone plusdotate possono trovarsi in difficoltà non tanto per ciò che non capiscono, quanto per il contrario: capiscono troppo, troppo in fretta, e questo può generare un senso di isolamento profondo.

Pludotazione e solitudine sociale

Le persone plusdotate elaborano informazioni con rapidità e complessità. Questo funzionamento mentale li porta a:

  • percepire sottigliezze che gli altri non notano,

  • cogliere contraddizioni nei discorsi,

  • formulare idee originali in tempi rapidissimi.

Tutto questo può generare distanza emotiva dagli altri: ciò che per la persona plusdotata è evidente, per gli altri può sembrare “strano”, fuori luogo o addirittura destabilizzante. E così, chi è plusdotato può iniziare ad autosilenziare il proprio pensiero, a ridurre l’espressione di sé per “non sentirsi diverso”.

I falsi miti sulla plusdotazione

Uno degli errori più comuni è pensare che la plusdotazione sia solo un vantaggio. In realtà:

  • molte persone plusdotate soffrono di ansia da prestazione,

  • sono soggette a perfezionismo patologico (leggi anche: Perfezionismo, trappola della mente brillante),

  • faticano a mantenere rapporti sociali per mancanza di stimoli reciproci,

  • sono più esposte al rischio di burn-out intellettuale.

Anche l’overthinking (pensiero iper-analitico e continuo) può rendere difficile il riposo mentale, come descritto in Overthinking e neurodivergenza.

Cosa significa essere plusdotati?

Nel precedente articolo abbiamo visto cosa significhi essere plusdotati aldilà di avere un alto quoziente intellettivo (QI).

Si tratta di un modo di funzionare del cervello che coinvolge diversi aspetti, come:

  • Rapidità di apprendimento: assimili informazioni molto più velocemente della media e spesso hai una memoria eccezionale.
  • Pensiero complesso e divergente: trovi connessioni originali tra idee e hai un modo di ragionare non convenzionale.
  • Iperfocalizzazione: quando un argomento ti appassiona, puoi immergerti completamente, dedicandogli ore senza stancarti.
  • Sensibilità e intensità emotiva: vivi le emozioni in modo profondo, con una forte empatia e una reattività agli stimoli che può sembrare “troppo” per gli altri.
  • Senso di giustizia e pensiero critico: analizzi tutto con grande attenzione, hai un forte senso etico e spesso metti in discussione le regole se non ti sembrano giuste.

Il problema dell’incomprensione

Essere “troppo veloci” o “troppo profondi” può generare incomprensioni nei contesti sociali, specialmente durante l’adolescenza. Le persone plusdotate raccontano spesso di sentirsi come “marziani”, fuori posto in ogni ambiente, con un pensiero che non trova spazio per essere condiviso.

La solitudine da plusdotazione non è una fragilità caratteriale, ma una conseguenza del mismatch tra il proprio stile cognitivo e quello del contesto sociale in cui si è inseriti.

Perché richiedere una valutazione cognitiva

Molti adulti scoprono solo in età avanzata di essere plusdotati, dopo anni passati a sentirsi “fuori posto” senza una spiegazione. Riconoscere la plusdotazione permette non solo di valorizzare le proprie caratteristiche, ma anche di gestire meglio la frustrazione e la solitudine.

Se ti ritrovi in queste descrizioni, potresti valutare di approfondire attraverso un percorso psicodiagnostico. Capire se sei una persona plusdotata non significa etichettarsi, ma imparare a rispettare i propri tempi, il proprio stile e le proprie emozioni.

Capire come funzioni e sfatare i falsi miti

ti aiuterà a esprimere il tuo potenziale senza farti ingabbiare dagli stereotipi. Creare un ambiente che valorizzi il tuo modo di essere è la chiave per vivere in equilibrio con te stesso e con gli altri.

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