selettività alimentare

Selettività alimentare e Autismo

quando il cibo diventa una sfida sensoriale

 

Tra le tante caratteristiche che possono accompagnare l’autismo, la selettività alimentare è una delle più comuni e, spesso, fraintese. Non si tratta semplicemente di “fare i capricci” a tavola, ma di una risposta complessa legata alle caratteristiche neuro-sensoriali della persona autistica.

Cos’è la selettività alimentare?

Con questo termine si intende la tendenza a rifiutare determinati cibi sulla base di aspetti come:

  • Colore

  • Consistenza o texture

  • Odore

  • Temperatura

  • Presentazione visiva

Molti bambini e adulti autistici preferiscono alimenti “prevedibili”, spesso sempre gli stessi, cucinati nello stesso modo, con caratteristiche sensoriali precise. Anche piccole variazioni – come una pasta troppo cotta o un frutto leggermente diverso nel colore – possono generare disagio, ansia o addirittura un rifiuto totale.

Perché succede la selettività alimentare?

Il motivo è legato a come il cervello autistico elabora le informazioni sensoriali. Il sistema sensoriale può essere più sensibile (iper-reattivo) o meno sensibile (ipo-reattivo) rispetto a quello delle persone neurotipiche.

Mangiare, quindi, non è solo nutrirsi, ma è un’esperienza che coinvolge vista, tatto, olfatto, gusto e udito. Per alcune persone autistiche, questa esperienza può diventare opprimente o imprevedibile, generando una forte resistenza.

Inoltre, molti autistici preferiscono la routine: mangiare sempre lo stesso cibo, preparato nello stesso modo, può rappresentare una forma di sicurezza e regolazione.

Cosa può comportare la selettività alimentare?

  • Carenze nutrizionali (ferro, calcio, vitamine, ecc.)

  • Stress familiare durante i pasti

  • Problemi nella socialità (es. pranzi a scuola, feste, ristoranti)

  • Ansia e sensi di colpa nella persona autistica

Come si può intervenire?

🔹 Evitare il forzamento: obbligare a mangiare un cibo indesiderato può aumentare l’ansia e il rifiuto.

🔹 Coinvolgere nei pasti: far scegliere la disposizione del cibo nel piatto o partecipare alla preparazione può aumentare il senso di controllo.

🔹 Introdurre piccoli cambiamenti graduali, a partire da alimenti visivamente e sensorialmente simili a quelli già accettati.

🔹 Lavorare in équipe: una valutazione con neuropsichiatri, nutrizionisti, terapisti occupazionali o logopedisti può aiutare a costruire un percorso personalizzato.

🔹 Ascoltare e rispettare: comprendere le motivazioni del rifiuto e offrire un contesto privo di giudizio è fondamentale per creare un’esperienza serena intorno al cibo.

La selettività alimentare nell’autismo non è una fase né una ribellione: è l’espressione di un mondo sensoriale e cognitivo che va accolto con rispetto.

Cambiare prospettiva – da “comportamento da correggere” a “espressione da comprendere” – è il primo passo per costruire una relazione sana con il cibo e con la persona.

FAQ

I disturbi dello spettro autistico (Autism Spectrum Disorder, ASD) sono disturbi del neurosviluppo caratterizzati da difficoltà di interazione sociale e comunicazione, sia verbale che non verbale, che si presentano con comportamenti ripetitivi e interessi ristretti. Leggi il nostro articolo

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